Eden (Urania) by Stanislaw Lem

Eden (Urania) by Stanislaw Lem

autore:Stanislaw Lem [Lem, Stanislaw]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-10-10T12:00:00+00:00


8

Intorno a mezzogiorno cinque uomini seminudi, con collo e volto abbronzati, stavano distesi all’ombra del razzo, sotto la sua pancia bianca. Erano circondati da strumenti, componenti di apparecchiature, sul telo di una tenda c’erano tute da lavoro, scarpe e asciugamani gettati alla rinfusa, da un thermos aperto si spandeva l’aroma del caffè appena fatto; le ombre delle nuvole strisciavano sopra la vasta distesa, regnava la calma e, se non fosse stato per quella creatura nuda e rannicchiata che se ne stava immobile a pochi passi dalla fusoliera, la scena avrebbe potuto benissimo rappresentare un qualsiasi bivacco terrestre.

«Dov’è l’Ingegnere?» chiese il Fisico mentre, appoggiato pigramente sui gomiti, guardava davanti a sé. Malgrado gli occhiali scuri le soffici nubi brillavano nei suoi occhi come fiamme.

«Sta scrivendo il suo libro.»

«Quale libro? Ah sì, l’elenco delle riparazioni?»

«Già, e ne verrà fuori un bel tomo, molto interessante, te lo dico io!»

Il Fisico lanciò uno sguardo al suo interlocutore.

«Sei di buon umore? Ottimo. La tua ferita si è quasi rimarginata, sai? Sulla Terra probabilmente non si sarebbe richiusa così presto.»

Il Coordinatore si toccò il punto della fronte che si stava cicatrizzando e sollevò le sopracciglia.

«Può essere. L’astronave era sterilizzata e i batteri di qui per noi sono innocui. Di insetti, a quanto pare, nemmeno l’ombra. Io non ne ho visto neanche uno, e voi?»

«Le farfalle bianche del Dottore» borbottò il Fisico. Faceva così caldo che non aveva nessuna voglia di parlare.

«È soltanto un’ipotesi.»

«Cos’è che non è un’ipotesi qui?» chiese il Dottore.

«La nostra presenza» replicò il Chimico. E si girò di spalle. «Sapete una cosa?» confessò. «Mi è già venuta voglia di cambiare aria…»

«Anche a me» disse il Dottore.

«Hai visto come gli si è arrossata la pelle dopo essere stato qualche minuto sotto il sole?» fece notare il Coordinatore. Il Dottore annuì.

«Sì. Questo vuol dire che o non era mai stato al sole fino a ora o che era coperto con qualche indumento, oppure…»

«Oppure?»

«Oppure qualcos’altro che non so…»

«Non è male» disse il Ciberneta alzando la testa dal foglio che stava leggendo. «Henryk ha promesso di procurarmi i diodi prendendoli dal Difensore. Ipotizziamo che domani io finisca la revisione e che tutto andrà per il meglio. Significa che in giornata potremo avere il primo robot funzionante! Lo metto al lavoro sugli altri e se riuscirà ad assemblarne anche solo tre, si rimetterà tutto in moto. Facciamo ripartire il trasportatore, l’escavatore e dopo una settimana solleveremo il razzo e…» Non terminò la frase.

«Ma cosa pensi?» disse il Chimico. «Che in quattro e quattr’otto saliremo e decolleremo?»

Il Dottore si mise a ridere.

«L’astronautica è un frutto puro e immacolato della curiosità umana» disse. «Avete sentito? Il Chimico non vuole più andarsene da qui!»

«No, dico sul serio, Dottore, cosa ne facciamo di quel bicorpo? Gli sei stato seduto accanto tutto il giorno!»

«Sì, sono stato seduto lì.»

«E allora? Smettila di fare il misterioso! Ne abbiamo già troppi di misteri qui intorno…»

«Non sono affatto misterioso. Oh, credimi, mi piacerebbe esserlo! Lui, che dire, si comporta come un bambino. Come un bambino mentalmente ritardato. Mi riconosce.



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